Il restauro degli abiti permette di comprendere a pieno le abitudini, le tradizioni e e la simbologia di popoli lontani nel tempo e nello spazio.
A partire dal XI secolo il Tibet è diventato uno dei più grandi centri di pensiero buddista in Asia, in cui i Lama erano delle guide e insegnavano la religione. L’abbigliamento dei tibetani riflette molto il clima e l’ambiente della regione.
I monaci tibetani indossavano generalmente tre capi: un abito sostenuto alla vita da una cintura, un gilet e un soprabito, queste vesti erano realizzate con dei tessuti la cui qualità e il colore dipendeva dal rango di colui a cui era destinato. Sugli abiti dei monaci più importanti venivano aggiunti dei patchwork di sete broccate d’oro provenienti da tessuti di riutilizzo, creando in questo modo un motivo decorativo reinventato profondamente differente, sia esteticamente che simbolicamente, da quello di origine.
Il manufatto preso in esame era particolarmente interessante in quanto il tessuto ornamentale applicato era di provenienza europea, dimostrando in questo modo le profonde connessioni che da sempre ci sono state tra oriente e occidente.
L’opera aveva le fibre molto disidratate per il deposito di polvere, macchie di colore bruno e presentava abrasioni e lacune totali di piccole e medie dimensioni. Dopo realizzato una manutenzione con spolveratura e una vaporizzazione di tutte le superfici del manufatto, sono stati eseguiti dei tentativi di abbassamento delle macchie. In fine tutti i degradi sono stati consolidati mediante un intervento di restauro conservativo.